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A volte gli avvisi sono esplosivi

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Cyrano2 · Futurabile

Quando la Verità Scotta: l’attentato a Ranucci e l’ombra (lontana) dell’Articolo 31

Pomezia, notte tra il 16 e il 17 ottobre 2025 — inchiesta, fonti verificate, analisi Cyrano2.

Un boato, due auto devastate, nessun ferito. L’ordigno artigianale esploso davanti all’abitazione di Sigfrido Ranucci a Campo Ascolano (Pomezia) ha distrutto la sua vettura e danneggiato quella della figlia. La deflagrazione è avvenuta poco dopo le 2 del mattino: un gesto potenzialmente letale, che per pura casualità non ha provocato vittime.

Esplode auto di Ranucci davanti alla casa del giornalista
L’auto di Ranucci distrutta davanti alla sua abitazione a Pomezia. Fonte: Antimafia Magazine.

La DDA di Roma ha aperto un’inchiesta per terrorismo o intimidazione a corpo politico, amministrativo o giornalistico. L’esplosivo, rudimentale ma efficace, sarebbe stato collocato sotto il telaio dell’auto, con una miccia temporizzata. Al momento nessuna rivendicazione ufficiale, ma diverse piste vengono valutate: dall’avvertimento mafioso al gesto isolato di un fanatico.

Il giornalista che non arretra

Report è da anni uno degli ultimi spazi televisivi dove l’inchiesta tocca fili scoperti: appalti, poteri occulti, collusioni e zone grigie. Non sono mancati veti, pressioni e rinvii — ufficialmente per “ragioni editoriali”, ma spesso per evitare di disturbare gli equilibri politici.

Sigfrido Ranucci e Giorgia Meloni
Il giornalista Ranucci e la premier Meloni, simboli di un dialogo difficile tra libertà di stampa e potere politico.

Negli ultimi mesi la trasmissione era finita più volte nel mirino dei vertici RAI e di alcuni membri del governo, che avevano chiesto “verifiche preventive” sulle puntate più scomode. Per i cronisti di Report, questo è stato letto come un tentativo di condizionamento. Un clima che ora, dopo l’attentato, assume un peso inquietante.

Un attentato, non un messaggio isolato

L’esplosione cade nell’ottavo anniversario dell’omicidio di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese che nel 2017 fu uccisa per le sue inchieste sulla corruzione. Una coincidenza che pesa. In Italia, il messaggio sembra chiaro: colpire chi ancora osa chiedere conto del potere.

Le cronache indicano che circa un chilo di esplosivo è stato piazzato accanto al cancello della casa. Una quantità in grado di uccidere. Le indagini restano coperte dal massimo riserbo, ma secondo fonti interne la matrice potrebbe essere “criminale organizzata, non politica”.

L’ombra (lontana) dell’Articolo 31

Nel Decreto Sicurezza 2025, l’articolo 31 stabilisce che “chiunque costituisca o mantenga gruppi organizzati con finalità di interferenza sulla sicurezza nazionale o sull’attività dei servizi segreti è punito con la reclusione fino a 10 anni”.

È un articolo nato per contrastare eventuali cellule sovversive, ma che — nella memoria collettiva — evoca l’idea di apparati ombra e “operazioni coperte”. Alcuni osservatori vi vedono un monito ai media, altri una garanzia democratica. La verità, come sempre, abita nel dubbio.

Ranucci negli studi di Report
Sigfrido Ranucci negli studi di Report, la trasmissione simbolo del giornalismo d’inchiesta italiano.

Conclusione

Non c’è certezza su chi abbia voluto colpire Ranucci, ma il messaggio è arrivato forte. In un Paese dove l’informazione libera è ormai una minoranza resistente, ogni bomba contro un giornalista è una bomba contro la coscienza civile.

“Finché ci sarà anche un solo cronista disposto a rischiare per la verità, la menzogna non potrà sentirsi al sicuro.” — Cyrano2

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