Educazione sessuale a scuola, Valditara: “No a teorie gender e indottrinamento. Stop alle strumentalizzazioni”
Le nuove indicazioni puntano su approccio biologico e consenso informato. Opposizioni: “Norma censoria, allontana l’Italia dagli standard europei”.
Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ribadisce l’impianto delle nuove Indicazioni nazionali sull’educazione sessuale: centralità della dimensione biologica (differenze tra maschio e femmina, riproduzione, prevenzione delle MST), trattazione in prevalenza all’interno dei corsi di scienze e possibilità di attivare moduli pomeridiani dedicati.
Consenso informato e limiti per età: prima dell’adolescenza non sono previste attività “afferenti a teorie e concetti relativi all’identità e alla fluidità di genere”. Per i progetti extracurricolari si privilegiano esperti qualificati (psicologi, medici, docenti universitari), tagliando fuori “associazioni improvvisate”.
Le critiche e le repliche
Le opposizioni parlano di divieto surrettizio. Valditara risponde: “strumentalizzazioni infondate”. Il Ministero richiama percorsi di educazione alle relazioni e all’empatia già avviati nelle scuole; il contesto dei femminicidi rende il tema sensibile e ad alta esposizione politica.
Formazione docenti e primi risultati
La formazione è affidata a Indire. Dai questionari (giugno 2025) risulta che 9 scuole su 10 hanno attivato percorsi su rispetto verso la donna e relazioni; nel 70% dei casi i docenti riferiscono comportamenti migliorati negli studenti.
L’emendamento Latini (Lega)
Approvato in Commissione: modifica l’impianto sui temi dell’affettività. Arriva mentre crescono i comportamenti a rischio e si assottiglia la mediazione adulta.
La frattura tra norme e realtà
Dati chiave 2025 (campione >15.000, 11–24 anni):
- Il 50% non parla mai di sesso/contraccezione in famiglia (+12 p.p. vs anno precedente).
- 53,2% usa Internet come fonte primaria (beneficio anonimato, rischio distorsioni).
- Uso regolare del preservativo al 45,4% (−11 p.p. dal 2019).
- Tra 11–13 anni: solo 37% lo utilizza; 41,6% mai.
Save the Children rileva che solo il 47% degli adolescenti ha ricevuto educazione sessuale a scuola (Sud/Isole ~37%). Domanda altissima: 88,9% dei ragazzi e 78,6% dei genitori favorevoli; 45% delle famiglie la vorrebbe già alle medie.
Testo in Commissione Cultura: blocco di attività didattiche e progettuali aventi a oggetto la sessualità per infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Niente più progetti su affettività, prevenzione MST, incontri con operatori sanitari. Punto più controverso: estensione del divieto alle medie.
Alle superiori: sì, ma con doppio filtro
Alle secondarie di II grado i progetti passano da: informativa dettagliata alle famiglie → consenso scritto obbligatorio. Chi non firma resta fuori. Selezione degli esperti: criteri del collegio docenti, ok del consiglio d’istituto, vaglio titoli.
Dirigenti e reti scolastiche segnalano compressione dell’autonomia, storicamente esercitata con ASL e centri territoriali.
Per il relatore Rossano Sasso è “misura di buon senso” contro l’indottrinamento e a tutela del ruolo dei genitori.
Lo scontro politico
Irene Manzi (PD): “fatto gravissimo”, clima di nuovi femminicidi, rischio “modello censorio”. Elisabetta Piccolotti (AVS): “deriva oscurantista”, eco di fondamentalismo religioso. Le opposizioni ricordano: l’Italia è tra i pochi Paesi UE senza educazione sessuale obbligatoria.
- Articolo base: Orizzonte Scuola (Andrea Carlino)
- Intervista del ministro: La Stampa
- Dati contesto: Adnkronos (richiamo al quadro mediatico)
- Osservatorio Giovani e Sessualità 2025: Skuola.net / Durex (sintesi dati citati nell’articolo)
- Educazione sessuale in Italia: Save the Children
Valutazione affidabilità Orizzonte Scuola (alta su temi scuola), La Stampa (alta), Save the Children (alta), dati Osservatorio (media: campione ampio ma non fonte ufficiale ministeriale).
Confidence 0.82 – ricostruzione coerente con le fonti citate; dettagli attuativi potrebbero evolvere con eventuali emendamenti e testi finali di legge.





