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Socrate, filosofo greco: “Imparare significa riconoscere che non siamo così bravi in qualcosa e che abbiamo margini di miglioramento”

Lo stupore, pilastro della saggezza, richiede umiltà, secondo il filosofo: voler cercare la verità apertamente senza egoismo per trovarla.

Socrate

Nell’antica Grecia, culla di alcune delle menti più influenti della storia, Socrate (470/469 – 399 a.C.) rappresenta uno dei massimi esponenti del pensiero filosofico occidentale. Grazie alla testimonianza di discepoli come Platone, Socrate ci ha trasmesso riflessioni ispiratrici, una delle quali definisce al meglio il suo atteggiamento

Che cos’è l’umiltà?

L’umiltà implica riconoscere i propri limiti e valorizzare le prospettive degli altri; non ha nulla a che vedere con la sottomissione o la debolezza, ma con un atteggiamento di modestia spirituale che implica non prendere troppo sul serio i propri desideri, successi o fallimenti, il che favorisce la crescita personale e riduce la nostra attitudine difensiva verso gli altri, aumentando l’empatia.

Per Socrate, riconoscere che si ha ancora molto da imparare apre la possibilità di crescere e imparare. Egli osò mettere in discussione assolutamente tutto, smontando con domande incisive le certezze dei sofisti e dei politici del suo tempo. Da qui la sua famosa frase che sottolineava la necessità di riconoscere i propri limiti prima di compiere un passo più deciso nell’acquisizione della conoscenza.

La base del “metodo socratico”

Il contributo più significativo di questo filosofo greco all’educazione risiede forse nel metodo maieutico, il suo metodo di insegnamento per eccellenza attraverso il dialogo e le domande. Le sue sfide dialettiche costringevano i suoi allievi a esaminare le proprie idee alla radice, poiché Socrate credeva nell’importanza di guidare l’individuo alla “scoperta della propria ignoranza”, rivedendo anche le proprie conclusioni. A tal fine, l’umiltà è implicita nell’apprendimento. Agli occhi di questo pensatore greco, infatti, solo chi è aperto alla possibilità di non avere ragione è veramente pronto a comprendere e ad evolversi lungo il cammino. Portando alla luce i pensieri che giacciono dentro ogni individuo e provocando un processo di autoanalisi. Per il bene dell’apprendimento.

Cosa impareremmo nella nostra epoca?

Se trasferissimo gli insegnamenti socratici ai giorni nostri, Socrate ci avvertirebbe che, senza un vero riconoscimento delle nostre mancanze, è abbastanza facile cadere nella presunzione vuota. Allo stesso modo, ci inviterebbe a praticare l’autoanalisi e a dialogare con rispetto.

Mettendo a disagio le alte sfere

Il problema della critica costruttiva di Socrate è che il suo costante mettere in discussione le idee ha messo in evidenza la mancanza di profondità di molti leader ateniesi che si consideravano grandi maestri.

Il filosofo che fu condannato e giustiziato con l’accusa di corrompere la gioventù minando le tradizioni ateniesi con le sue idee sullo scetticismo della filosofia occidentale aveva un’idea molto chiara dell’umiltà, anche se, proprio durante il processo, si mostrò piuttosto arrogante, definendosi, tra le altre cose, un dono di Dio per Atene. Sebbene storici come Senofonte ritenessero che il discorso di Socrate fosse così poco appropriato perché “Socrate voleva morire”, la verità è che nella versione di Platone su questo famoso processo, che fu piuttosto accurata (e considerata storicamente più precisa), Socrate difese la sua vita con serietà e riconobbe che, sebbene potesse sembrare arrogante, non lo era affatto

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